Priapo: dio dal grande pene – punitore dei ladri
Nelle feste falloforie, quelle dedicate alle divinità con grandi falli, cioè con grandi peni, troviamo il 10 agosto giorno del dio priapo.
Esse sono definite feste del raccolto, dell’abbondanza e per propiziare la fecondità. Caratterizzate da rituali orgiastici e da istinti passionali, primordiali o animali.
Nell’antica roma, è nella città di Pompei, la statua di priapo era posta nelle campagne, giardini, boschi e templi. La statuetta di priapo, usata in tanti incantesimi e legamenti d’amore ancora oggi, veniva usata dalle vergini e dalle novelle spose per chiedere una prima notte d’amore che non fosse dolorosa.
Era solito che la sua immagine fosse posta negli ingressi delle abitazioni, su tombe e nelle botteghe, oltre che nei lupanai.
Chi era priapo?
Il dio priapo è figlio di Afrodite e di Dioniso. Ebbe dunque il potere di seduzione, passione e forza bruta dell’aspetto grottesco del sesso, unito però all’amore per la natura, il divertimento e il buon vino.
Parliamo di una divinità primordiale della natura, dei boschi e della vegetazione selvaggia dove gli istinti sono tutto. Il suo aspetto deriva da una maledizione che gli venne inflitta da Era. La dea offesa da Paride che la afferma che era meno bella di Afrodite, definendola anche procreatrice di mostri, riferito al dio Efesto, conosciuto come il dio vulcano, Era decise di vendicarsi su afrodite incinta.
Il dio priapo nacque dunque con un aspetto grottesco, brutto e con genitali sproporzionati. Un pene che superava il metro di lunghezza e con uno spessore oltre i 20 centimetri. Il grande era enorme e particolarmente pronunciato. Priapo era chiamato anche “monte”, cioè mencla, da cui poi deriva il termine minchia. Non a caso priapo e conosciuto con il nome “dio minchia”.
Curiosità sul dio “minchia”
Oggi il termine “minchia” viene usato come una parolaccia. Essa divenne invece una parola molto usata dagli antichi romani come evocazione del dio priapo. Pronunciata in diversi rituali orgiastici rivolti a questa divinità. Dunque ogni volta che si pronuncia “minchia” in realtà si evoca priapo, potremmo dire che è come una bestemmia pagana.
Rifiutato da Afrodite, dea della seduzione, per la deformazione oscena, venne abbandonato nei pressi di Lampsaco. A differenza di altri dii della natura, come Pan e i satiri, lui aveva un aspetto del tutto umano. Come tale era affascinante e particolarmente amato dagli uomini e donne.
Il bosco delle streghe ha deciso di proporre questa curiosità conoscendo quale fosse la religiosità dell’epoca e quale sia l’inconsapevolezza attuale su termini antichi come il mondo.
Dio priapo divinità di…
Protettore delle greggi, pesca, pesci, animali selvaggi e punitore di ladri, vandali, devastatori di vegetazione, raccolti e orti. Domina l’istinto, la forza sessuale maschile e la fertilità della terra, nello specifico della natura.
La statua di priapo veniva posta nei giardini, parchi pubblici e nelle campagne, come guardiano contro ladri e non solo. Una delle sue “minacce” o monito verso questi soggetti veniva scritta ai piedi per avvisare della vendetta del dio.
Esso era solito pronunciare: se rubi in quest’orto ti inculo fino alla settimana costola. Una minaccia che, a nostro dire, spaventa… e non poco.
L’animale a lui consacrato è l’asino, simbolo di lussuria bestiale e di istinto non controllabile. Questo animale ha molte caratteristiche di priapo è spesso era considerato di buon auspicio. Sono molte le leggende che narrano che spesso l’asino era semplicemente il dio che controllava il suo dominio.
Le “disgrazie” di priapo
Il bosco delle streghe ha intenzione di raccontare la vita di priapo che non è nota perchè è un dio primordiale, a cui sono stati danti mille aspetti. Iniziamo…
Nonostante venne abbandonato dalla madre, il bambino riuscì a sopravvivere nelle foreste e boschi. Diventando comunque un adolescente molto amato dalle donne. Proprio le donne di lampsaco lo veneravano, molte delle quali si accoppiavano con il dio nelle calde notti di agosto. Festeggiamento della sua nascita.
Ciò provocò la gelosia degli uomini poiché il confronto era continuo, ma anche per la passione che lui era in grado di accendere nelle fanciulle più belle. Gli uomini decisero di esiliarlo e il metodo fu paragonabile al più miserabile degli uomini.
Il dio priapo non sopportò tale comportamento, poiché anche se non accettato dall’Olimpo rimane comunque un dio olimpico. La punizione studiata dal dio fu quasi diabolica. Lui maledisse gli uomini con una malattia del pene, cioè il priapismo.
La malattia di priapo, priapismo
Continuando nel racconto della vita di priapo, comprendiamo come mai il dio decise di vendicarsi in modo osceno, ma allo stesso tempo con una morale.
Il priapismo, cioè la priapo malattia, si mostra come un’erezione involontaria, che dura oltre le 4 ore. Avviene di solito durante la notte, ma non è una “benedizione”, come molti uomini pensano. Questa erezione avviene senza desiderio sessuale, caratterizzata da un forte dolore persistente, dove il pene tende a pulsare. Non si riesce a raggiungere mai l’orgasmo e tanto meno si produce sperma. Il pene, stimolato o toccato, il aumenta il dolore fino a diventare atroce.
La priapo malattia divenne un flagello poiché gli uomini perdevano il desiderio sessuale, non riposavano la notte e lo sforzo dettato dall’erezione, li rendeva debilitati. Il dio decise di studiare questa punizione lanciando un monito, vale a dire:
“Uomini… di questo siete stati invidiosi? Di questo ora soffrite!”
Per chiedere perdono, poiché la priapo malattia si diffuse rapidamente in tutta la Grecia e Turchia, come un flagello, si eseguirono rituali, evocazioni e sacrifici. Le suppliche di uomini e donne a priapo era quello di tornare in patria. Si edificarono templi e si costruirono giardini.
Cacciato dall’Olimpo
Gli dei dell’Olimpo notarono che questo dio deforme era molto amato dagli uomini, anche se aveva tanti loro difetti. Decisero dunque di accoglierlo come dio minore, ma degno di essere insieme ad altri suoi simili invece che rimanere tra gli uomini.
Durante una delle tante feste e riunioni degli dei, priapo si ubriaco e tentò di sedurre Estia, dea del focolare domestico. Rifiutato, attese che il banchetto terminasse e tutti i dii e dee si addormentassero. A questo punto convinse Estia a passeggiare nei giardini e provò ad abusare della dea. Quest’ultima venne salvata dal raglio di un asino, talmente forte che svegliò le altre divinità e Zeus.
Priapo venne dunque scaraventato giù dall’Olimpo per rimanere tra gli uomini.
Un’altraversione, trovata dal bosco delle streghe, parla di priapo che assunse le sembianze di un asino, animale che passeggiava nei giardini dell’Olimpo dopo il banchetto. Estia venne attratta dalla mansuetudine dell’asino e una volta giunti in un punto appartato, la forza bestiale di priapo scatenò un raglio talmente forte da svegliare le altre divinità. Mentre tentava di violentare Estia, venne fermato e scacciato dall’Olimpo.
La disavventura con lotide
Il dio priapo era solito cacciarsi in qualche guaio è ricordiamo la disavventura avvenuta con la ninfa Lotide. Questa ninfa era stata già insidiata da Apollo, che lei rifiutò. Il padre gli diede in custodia il suo gregge che lei doveva controllare durante il pascolo.
Essendo una ninfa della foresta lei era solita vivere in questi ambienti. Un giorno si addormentò su delle rocce mentre il gregge pascolava. Venne notata da priapo che si avvicinò furtivo senza svegliarla. Il dio le alzò le vesti e iniziò ad abusare della ninfa.
Purtroppo per lui sopraggiunge il padre di Lotide che vedendo la scena riuscì a fermare priapo che si diede alla fuga. La ninfa si giustificò con genitore dichiarando che non si era accorta del dio poiché era addormentata.
Personalmente è strano non rendersi conto di un rapporto sessuale e se pensiamo alle proporzioni enormi del pene di priapo, la giustificazione ci sembra ancora più assurda.