Canace: storia di “amore proibito”, i due fratelli innamorati
Canace è un personaggio della mitologia greca, figlia di Eolo, e capostipite degli Eoli. Quest’ultimo era un popolo che invase la Grecia intorno al 1000 a.C. La sua storia è narrata in diverse versioni da poeti come Apollodoro, Iginio, Ovidio e Diodoro Siculo, che contribuiscono a un mosaico di narrazioni su questo personaggio e sull’elemento filosofico delle passioni ed emozioni umane.
CANACE LA SEMIDEA
I semidii, cioè dei figli di un dio e di un essere umano, sono molti, ma con un’enorme differenza tra i semidii uomini, che erano valorosi guerrier ed eroi, con le donne. Canace è una delle poche “semidee”, se così possiamo definirle.
Lei era figlia di Eolo il Dio dei venti e di Enarete, figlia di genitori umani, quindi umana anch’essa. Canace purtroppo fu la protagonista di una tragedia familiare.
Il ruolo di Eolo è raccontato anche nell’Odissea dove Ulisse ricevette il favore di Eolo, che confinò i venti contrari in una borsa di pelle, permettendo così a Ulisse di navigare in sicurezza fino alle vicinanze di Itaca e andando contro al desiderio o volere di Poseidone che lo voleva “disperso nei mari per tutta la sua vita”. Tuttavia, i compagni di Ulisse, incuriositi da quell’otre, cioè dalla borsa di pelle, la aprirono liberando i venti, causando un terribile temporale che distrusse molte navi tranne quella di Ulisse.
Eolo, nella mitologia greca, è noto anche come il dio dei venti, figlio di Poseidone, che custodiva i venti in un otre e li liberava a comando.
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Mito di Canace
Abbiamo cercato di far notare come Eolo era uno Dio figli di Poseidone e sarà anche questa divinità a influenzare il destino di Canace, che era una delle sue nipoti.
Canace era una bellissima fanciulla che aveva ben 7 fratelli e sorelle. Notata dal Dio Poseidone mentre la fanciulla camminava sulle rive del mare convinse Eolo a farla diventare una sua amante. Infatti era l’amante prediletta del Dio che però non amava assolutamente Poseidone.
Il rifiuto però non è una cosa accettata dalle divinità ed è per questo che la fanciulla non fece mai parola ad estranei di questo. Tra l’altro alcune versioni affermano che ella fu una delle spose di Poseidone, mentre in altri racconti più antichi, lei era solo una delle amanti, la prediletta, ma amante del Dio. Da lui ebbe ben 6 figli (Aloeo, Triopante, Fia, Nereo, Epopeo, Opelo).
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Amore incestuoso tragico
Negli anni Canace si innamorò perdutamente e segretamente di uno dei suoi fratelli, Macareo, che la ricambiava a sua volta. I due, fratello e sorella, consumavano i loro atti di amore incestuosi solo a notte fonda, lontana dal mare e dalla luna.
Alla fine però Canacea rimase incinta. Macareo, venuto a sapere della gravidanza, cercò di convincere il padre Eolo a far sposare i fratelli e sorelle, cosa a cui lui accondiscese, ma Canace non andò in sposa a Macareo.
Qualche giorno prima del matrimonio, la donna partorì e cercò di nascondere il frutto del suo amore incestuoso. Cosa che però non fu possibile. Eolo udì dei vagiti e trovò sia il bambino che la madre. A questo punto venne a sapere, dai diretti interessati, del loro amore incestuoso.
A questo punto Eolo prese il neonato è lo diede in pasto ai cani sotto lo sguardo di entrami i genitori. Inviò a Canace una spada con il quale avrebbe dovuto uccidersi mentre a Macareo gli venne dato il perdono.
Tuttavia la donna, secondo alcune versioni, si uccise diversamente da come gli aveva comandato il padre e non per ubbidirgli, ma perché distrutta dalla morte del figlio. Mentre alcune versioni affermano che decise di fuggire a Delfi, dopo che Macareo si suicidò per aver perso il figlio e per il folle dolore di non poter amare Canace alla luce del Sole. A Delfi divenne sacerdotessa di Apollo e in seguito uno dei suoi oracoli.
Semidii e semidee, diversità
Canace, essendo donna, non è descritta come una divinità, ma come una comune mortale che, a differenza di altri semidii maschili, non ha alcun potere divino. Nella letteratura di Ovidio, nelle Heroides, scrive una lettera al fratello con una penna in una mano e una spada nell’altra, esprimendo il suo dolore e la sua vergogna prima di sparire del tutto.
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Articolo scritto e pubblicato da Il bosco delle streghe