Prometeo: titano del fuoco e orione – Mitologia greca
Prometheus o Prometeo è un personaggio della mitologia Greca che venne onorato come un dio del fuoco che donò agli uomini. Tale fuoco può simboleggiare il pensiero e la conoscenza, non solo il fuoco fisico.
Il nome di Prometeus significa: colui che riflette prima. Era uno dei 4 figli del titano Giapeto e dell’oceanina Climene (per altri era figlio della dea Era e per altri ancora della dea Temi). Sposò l’oceanina Pronoe (chiamata anche Esione) che gli diede un figlio, tale Deucalione che a sua volta sposò Pirra.
Insieme popolarono il mondo dopo il diluvio Universale che scatenò Zeus per distruggere la razza umana. I due si recarono al tempio della dea Temi, dea della giustizia, che gli consigliò di gettare delle pietre dietro le loro spalle da cui nacquero nuovi uomini e donne.
A Prometeus gli furono attribuiti altri due figli Elleno e Aidos.
TITANO PROMETEO, IMMORTALE
Prometeus era un titano immortale. I titani erano considerati delle forze primordiali.
Agli inizi del mondo erano rappresentati come enormi uomini con il corpo muscoloso. Per ingrandire la loro potenza e la grandissima forza esercitavano il loro potere sul pianeta. Intelligenti e astuti. Hanno una grande volontà che dimostrano continuamente. In alcuni dipinti o sculture, addirittura in affreschi che decoravano abitazioni e templi, sono rappresentati seminudi, coperti solo da un drappo di stoffa.
Punizione di prometeus
Prometeo aveva lo scopo di aiutare gli uomini. Legato alla creazione dei popoli e quindi all’umanità. Questo titano decise di aiutare l’umanità regalandogli il fuoco. Il fuoco è alla base della vita dell’essere umano e rappresenta uno degli elementi più importanti. Grazie ad esso è possibile: cucinare il cibo, forgiare armi e accessori per l’agricoltura o la pesca, cauterizzare le ferite. Però il fuoco, tornando al suo simbolismo, indica intelligenza e conoscenza. L’uomo quindi ha ricevuto l’intelligenza per progredire e la conoscenza per imparare.
Il fuoco era però un elemento divino e fu Zeus che decise di punire Prometeus per questo affronto. Il titano fu legato per l’eternità. Il padre degli Dei inviò Aithon un’enorme e mostruosa aquila che divorava il fegato del titano che poi ricresceva durante la notte. Una punizione dolorosa e eterna poiché lui era immortale. Tuttavia arrivò anche il momento della fine di tale punizione poiché l’aquila fu uccisa da una freccia scagliata da Eracle (Ercole).
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Prometeo e gli uomini
Dopo che il mondo fu creato e nacquero gli uomini ci fu un periodo dove le divinità e gli umani vissero insieme, felicemente. Un giorno decisero di spartirsi un bue, così Prometeo fu incaricato di dividere l’animale in parti eque, ma escogitò un trucco per poter sfamare gli uomini. Nascose sotto delle pelli la carne migliore e sotto uno strato di bianco grasso le frattaglie e ossa.
Invitò Zeus per primo a scegliere quale parte avrebbe voluto che gli fosse sacrificata. Il padre degli Dei scelse quella che gli pareva più buona e succosa con il grasso e l’altra andò agli uomini. Quando si accorse dell’inganno lanciò delle maledizioni al genere umano che, da quel momento, gli sarebbe stato tolto il fuoco che era un elemento divino donato dagli Dei.
Essi furono costretti a vivere nel buio della notte e a morire di freddo. Prometeo, che li aveva a cuore, decise di rubare il fuoco dal carro del dio del sole Helios (per altri rubò una scintilla dalla fucina di Efesto nascosta in una canna) e la portò agli umani.
Zeus venne a sapere che era stato ingannato ancora una volta. Si recò da Efesto e gli ordinò di creare una donna che avrebbe donato al fratello di Prometeo, tale Epimeteo e che avrebbe portato il male sugli uomini.
La donna si chiamò Pandora. Prometeo avvertì il fratello Epimeteo di rifiutare qualsiasi regalo Zeus gli avrebbe fatto perché sarebbe stata una vendetta, cosi rifiutò il regalo. Zeus fu giocato ancora una volta, ma per lui fu l’ultima. Il padre degli Dei decise di fargliela pagare una volta per tutte. Incatenò Prometeo a una roccia su una montagna del tartaro (per altri sulle alte cime del Caucaso) e ogni giorno un’aquila caucasica gli mangiava il fegato per tutto il giorno.
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Nascita della corsa con testimone
Le Lampadedromia erano gare che si svolgevano in alcune città greche per onorare e venerare gli Dei.
Durante la festa dedicata a Prometeo che rubò il fuoco lo si onorava rappresentando il suo gesto che ha salvato l’umanità. Si reclutavano per la corsa giovinetti adolescenti che facevano parte di varie tribù. Essi passavano le fiaccole di mano in mano fino al traguardo. Le fiaccole si accendevano sull’ara dal fuoco sacro del dio festeggiato. Le torce dovevano dare un lungo percorso senza mai spegnersi. La fiaccola vincitrice accendeva il fuoco sulle are delle altre divinità.
Questa rappresentazione è ancora oggi usata è molto famosa, si tratta dell’accensione dei giochi olimpici che sono poi giochi dedicati agli Dei Olimpi. Noi le conosciamo solo come delle competizioni sportive, ma in realtà si tratta di una delle più grandi festività che si eseguiva già nell’antica Grecia e Roma.
Per onorare Prometeo si è sviluppata la famosa corsa con la staffetta, dove i corridori si passano, di mano in mano, un testimone. In passato si passavano la torcia!
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Orione, il mito: cacciatore cieco – mitologia greca e mitologia romana
Orione, nella mitologia greca, era un gigante cacciatore figlio di Poseidone e Uriale figlia di Minosse re di Creta. Dal padre ebbe il dono di camminare sull’acqua.
Nella mitologia romana Orione nasce in modo strano, da tre padri: Giove, Nettuno e Mercurio. I tre Dii, passeggiando tra le colline della Boezia, in Grecia, si fece notte e vennero ospitati da un contadino di nome Ireo. Lui, accortosi di avere davanti gli Dei, corse fuori dalla sua misera capanna e in loro onore sacrificò un toro. Le divinità, per gratitudine, gli dissero di esprimere un desiderio. Il contadino espresse il desiderio di avere un figlio. Allora fecero scuoiare il toro e i tre Dei orinarono (fecero pipì) in questa pelle e la seppellirono dicendo al contadino di disseppellirla dopo 9 mesi. Il contadino cosi fece trovando un bambino avvolto nella pelle del toro. Gli diede il nome di Urion che significa orinare.
LA BELLEZZA DI ORIONE
Orione era un gigante tanto alto da toccare con la testa le nuvole, di particolare bellezza, con gli occhi azzurri come il cielo. Fisico possente e muscoloso che fece innamorare molte dee. Era fin dalla giovane età un’abile cacciatore e un infallibile arciere. Alcuni dicono che avesse un arco d’oro. A volte viene rappresentato con una spada o una clava nella mano destra e un grande scudo retto dall’avambraccio sinistro.
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Orione e la vendetta di Atlantide
Orione era fiero e orgoglioso. Si vantava della sua bravura e abilità nella caccia. Non vi era fiera (animale selvaggio) che non potesse abbattere. Sapeva seguire e catturare le sue prede con incredibile bravura tanto da rivaleggiare con Artemide la dea della caccia.
Un giorno, ubriaco cominciò a tirar frecce alle sette figlie di Atlante, le Ladi, portatrici della pioggia, che uccise. Quando Atlante seppe l’accaduto chiese vendetta a Zeus. Orione si rese conto del pericolo e partì in giro per il mondo per sfuggire alla vendetta di Atlante.
Dopo qualche tempo Atlante appoggiò i titani nella loro guerra contro Zeus e quindi la sua vendetta venne dimenticata dal padre degli Dei.
Orione, secondo il mito, è stato il costruttore e restauratore del porto falcato di Messina che realizzò anche altre opere come: un tempio dedicato al dio nettuno. Avvicinò la costa siciliana a quella calabra accumulando e spostando i detriti e massi.
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Sirio: il cane delle stelle
Si narra che un giorno sull’isola di Chio Orione corteggiò e insidiò Merope, figlia del re Enopio. Costui offeso dall’affronto lo fece ubriacare e lo accecò bandendolo dall’isola. Essendo del tutto cieco gli si affiancò un cane che divenne i suoi occhi.
Trascorsi diversi giorni decise di rivolgersi ad un oracolo che gli rivelò di andare verso Oriente, dove sorge il Sole. Qui avrebbe riacquistato la vista. Orione arrivò nella fucina di Efesto che si trovava proprio lì dove sorgeva il Sole. Il Dio impietosito lo affidò ad un suo aiutante che lo portò oltre l’oceano dove viveva Eos, la dea dell’aurora. La Dea se ne innamorò perdutamente e decise di ridargli la vista. Per gratitudine sposò la dea.
Orione cacciava tutte le notti con il suo fedele cane Sirio. La dea Artemide era una sua amica e compagna di caccia. Si innamorò perdutamente del giovane e, nonostante fosse una dea votata alla castità, gli dichiarò il suo amore. Orione disse che non avrebbe mai tradito sua moglie a cui gratitudine.
Artemide si rassegnò finchè non venne a sapere che Orione corteggiava le pleiadi, le altre 7 figlie di Atlante e della ninfa Oceanina Pleione, sue ancelle. Insidiandole e molestandole. La dea accecata dall’ira gli invocò uno scorpione velenoso che si intrufolò nella sua capanna di cacciatore e lo punse mentre dormiva, uccidendolo.
Dopo la sua morte, il cane Sirio, comincio a latrare per giorni e giorni finché Zeus, impietosito, li mise entrambi nel cielo come costellazioni che portano il loro nome.
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Articolo scritto e pubblicato da Il bosco delle streghe.