Agenoria: dea dei bambini piccoli, mitologia romana
La religione romana si è evoluta nel corso dei secoli, assimilando divinità di diverse culture con cui veniva a contatto, come quelle etrusche, sabine, celtiche e greche.
Agenoria è una divinità romana benevola legata all’attività e all’intraprendenza. Il suo nome deriva dal latino “agere”, che significa “agire, attivare, fare”. È la dea che si occupa dei bambini piccoli, assistendoli nei loro primi passi, aiutandoli a imparare a parlare e a sviluppare la loro intelligenza. Fa parte degli dèi cosiddetti Indigetis, ossia indigeni del luogo, che non sono mai stati adottati da altre culture. Molti di questi dèi sono divinità minori che personificano azioni e intenzioni, ma al suo tempo Agenoria aveva una certa importanza, con un tempio sull’Aventino, una zona abitata prevalentemente da plebei.
Agenoria era una divinità particolarmente venerata dalle persone più umili. Era la dea che spingeva gli uomini ad agire, a sviluppare e migliorare il loro lavoro. Con il tempo, la dea subì dei cambiamenti. Durante il regno di Tito Tazio, venne assimilata alla dea Strenua (o Strenia), venerata nel bosco sacro sul colle Velia, ricco di alberi di alloro e querce. Strenua era invocata con formule sacre dai sacerdoti, e la precisione nell’eseguire i riti era fondamentale per garantirne l’efficacia.
AGENORIA: IMMAGINE SACRA
La rappresentazione iconografica di Agenoria è simile a quella di una madonna, spesso raffigurata come una donna matura, seduta su una sedia e coperta da un lungo abito casto, con un velo sulla testa e un bambino in braccio.
A volte, è rappresentata in piedi con un serpente su un fianco, simbolo di saggezza, forza e guarigione, e sempre con un bambino tenuto per mano. La verbena era un fiore a lei sacro, e i Romani la veneravano offrendo fichi secchi, ghiande e miele.
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Simile alla dea strenia
Non si conosce molto della genealogia di Agenoria né se avesse una famiglia propria. Tuttavia, la sua assimilazione alla dea Strenia, una divinità di origine sabina, ha arricchito la sua storia.
Strenia era associata alla fortuna, abbondanza e salute per il nuovo anno e veniva festeggiata durante i Saturnalia romani a dicembre. Questa festività, durante la quale i Romani si scambiavano doni, fu in seguito assimilata dai cristiani, diventando la festa della nascita di Gesù, durante la quale ci si scambia ancora oggi delle “strenne” (dal nome Strenia).
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Agenoria nella Letteratura Cristiana
Sant’Agostino menziona Agenoria nel suo trattato “La Città di Dio”, scritto agli inizi del 400 d.C., composto da 22 volumi. Nei primi dieci volumi, Sant’Agostino difende il cristianesimo dalle divinità pagane, che stavano perdendo popolarità a causa della crescente diffusione del cristianesimo. Critica e ridicolizza i culti pagani per il grande numero di divinità e la facilità con cui venivano adottate e dimenticate. Descrive le divinità che accompagnano l’uomo in ogni sua azione, come dee che assistono durante la gestazione, l’allattamento e l’alimentazione dei neonati. Nomina Consolo, che assiste nei primi vagiti, e Numeria, che insegna a contare. Riferendosi ad Agenoria, la descrive come la dea che induce gli uomini ad agire nei loro primi passi e nelle prime parole, stimolandoli a perseguire azioni straordinarie. Menziona anche Strenua, che li rende coraggiosi, e Camana, che insegna a cantare, e Juventas, che accompagna il passaggio dall’infanzia alla giovinezza.
Agenoria rappresenta un esempio di come la mitologia romana abbia assimilato e trasformato divinità per rispondere alle esigenze della sua società.
Divinità minori, il culto di Agenoria è stato assorbito da altre figure divine e successivamente dimenticato. La sua funzione di incoraggiare l’attività e l’intraprendenza, soprattutto tra i bambini, sottolinea l’importanza attribuita dai Romani all’educazione e allo sviluppo personale fin dai primi anni di vita.
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Articolo scritto e pubblicato da Il bosco delle streghe.