Atira, divinità pellerossa: sacrificio umano stella del mattino
Atira e una divinità della terra chiamata anche “Madre Mais” nella cultura indigena del popolo nativo americano della tribù dei Pawnee.
Popolo seminomade. Situato nelle grandi pianure che vive lungo gli affluenti del fiume Mississippi e Platte nel Nebraska, Kansas e Dakota. Un popolo prevalentemente di agricoltori, soprattutto di mais che li nutre e simboleggia la vita creata da madre terra. Abili cacciatori di bisonti, che migravano in grandi mandrie attraversando le grandi pianure.
ATIRA: CHI È PER I NATIVI AMERICANI?
Atira fu moglie di Atius Tirawa (chiamato anche Tirawahat), l’onnipotente spirito. Padre che dimora in alto, dio creatore degli astri, dell’Universo e della terra. La sua dimora si trova nei cieli, insieme ad altre divinità. Ordinò la prima missione al Sole, Shakuru, di riscaldare, con i suoi potenti raggi, la terra. Mentre a alla luna, Pah, chiese di illuminare la notte dando sonno e riposo agli uomini.
Il dio creatore non sempre era buono, ma sapeva infliggere anche duri castighi. In un impeto di rabbia provocò una alluvione che fece quasi sparire l’umanità. La figlia di Atira e di Atius, che si chiamava, Uti Hiata fu la divinità che insegnò agli uomini come costruire utensili e coltivare la terra. I nativi americani veneravano queste divinità che riuscirono a farli sopravvivere dopo la grande alluvione.
Manifestazione di atira
Atira non è descritta come un essere umano. Essendo una divinità si manifesta sulla terra sotto forma di mais, alimento principale di tutta la tribù.
In un rito religioso Haki dei Pawnee, si celebra, per molti giorni, la venerazione di Atira con danze e riti. In questa occasione Atira è rappresentato da una pannocchia di mais dipinta di blu che rappresenta il cielo. Essa è infilata su un lungo stecco con sopra una piuma bianca che rappresenta le nuvole.
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Religione pawanee, la sua storia
La religione del popolo pawnee differenzia dalle altre religioni dei nativi americani che prediligono di più gli spiriti degli animali. Essendo agricoltori venerano gli astri e il cielo. Su di loro fanno affidamento ai responsi letti nelle stelle. Venerano perfino meteoriti che rendevano fortunato chiunque le trovi.
I pawnee sono ritenuti i figli di Atius Tirawa, il creatore, marito di Atira. Essi scendevano sulla terra, di tanto in tanto, per donare poteri miracolosi ad alcuni animali. Quest’ultimi avrebbero agito come messaggeri e servitori tra gli Dei e il popolo pawnee.
Nei riti stagionali, celebrati durante l’anno, essi erano legati all’osservazione delle stelle. Persino per la costruzione di una casa o di un villaggio, eretto entro 4 pilastri posti ai 4 punti cardinali, osservavano le stelle e veneravano le 4 stelle principali che hanno creato l’umanità per ordine di Tirawa.
Dalla stella del mattino e quella della sera, nacque la donna. Tra il Sole e la luna nacque l’uomo. I riti venivano celebrati soprattutto per eventi importanti come: la caccia al bisonte o la cerimonia della primavera della semina o della cerimonia dell’autunno per il raccolto.
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Sacrificio umano alla stella del mattino
La cerimonia della stella del mattino prevedeva un sacrificio umano. In questo caso una ragazza veniva immolata per il dio e la dea. Un sacrificio brutale, ma necessario. Esso avveniva una volta all’anno ed era collegato alla creazione. Il primo essere umano creato dall’unione con la stella del mattino e atira, era proprio una ragazza quindi il suo sacrificio richiama questa nascita.
La vittima sacrificata era una giovane fanciulla. Inizialmente, secondo le leggende poiché i nativi americani non usavano trascrivere le loro usanze poiché nomadi, ad essere scelta era una giovane fanciulla, tra le più belle della tribù. In seguito si preferì rapire fanciulle da altre tribù. La vittiam, in poche parole, era una prigioniera. In seguito venivano rapite donne bianche e spesso questo determinava una guerra o caccia ai pellerossa.
La fanciulla veniva tenuta in isolamento e purificata da uno sciamano. Tramite rituali che richiedevano bagni, canzoni e preghiere, fino al giorno del sacrificio umano.
In questa data, la ragazza sacrificata, veniva dipinta di colore rosso per metà corpo e di colore nero per l’altra metà. Un simbolismo che indica il confine tra il giorno e la notte. La portavano fuori dal villaggio dove avevano preparato un recinto in cui c’era il palo a cui veniva legata mani e piedi.
A questo punto, abili cacciatori arcieri, la trafiggevano con le frecce finché non sopraggiungeva la morte. Il sacrificio avveniva appena spuntava la stella del mattino che era la divinità delle anime dei morti. Lei l’avrebbe condotta sulla via lattea.
Il corpo della ragazza veniva posto a faccia in giù, sulla terra, lasciando che il suo sangue fertilizzasse il terreno. L’ultimo rituale di questo genere fu celebrato nel 1838, la vittima era una 14enne bianca, rapita da uno dei villaggi vicino alle colonie pawnee.
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Articolo scritto ed editato da: Il bosco delle streghe