Calaca maschera: Dama de la Muerte e Santa Muerte
Calaca, Calacas o Calaveras, nel linguaggio popolare messicano, è un modo per indicare un teschio o uno scheletro umano ornato con fiocchi e fiori colorati. Rientra in quello che oggi si chiama: sugar skull. Indossa abiti svolazzanti ed allegri.
La calaca maschera è soprattutto di gli scheletri femminili. Sono figure gioiose e allegre, non macabre. Però è un contro senso, in messico la morte è vista in modo da inserirsi nella propria vita. I teschi, come i mariachi, ad esempio, non sono figure tristi, anzi tutto il contrario. Si parla di esseri che appunto sono gioiosi nonostante morti.
DAMA DE LA MUERTE E SANTA MUERTE
La dama de la Muerte è colorata perché, nella cultura azteca, tutte le divinità avevano un aspetto gioioso rappresentato dai colori dei i regnanti dell’oltretomba. L’oltretomba era chiamato: Mictlan. Un regno che si trovava sotto terra e per arrivarci bisognava fare un viaggio lungo 4 anni.
La Santa Muerte, culto diffuso in Messico e in tutta l’America latina, e una donna dai toni più seri e tristi, in cui si preparano altari con ceri e doni, è legata alla vecchia cultura Azteca. La santa morte e vestita con una tunica bianca, simbolo di purezza, che la ricopre interamente rimanendo solo scoperto il volto. Quest’ultimo è un teschio. Tra le mani ha una falce con cui taglia le vite e rappresentando il potere che ha sulla vita dei mortali.
La Santa muerte è una santità che fa paura. I suoi altarini sono curati e accuditi ancora oggi. Possono essere allestiti anche in casa facendo delle offerte simboliche come un bicchiere di acqua o liquore, incenso, fiori bianchi, pane. Tutto quel che si vuole donare si dona. A lei si chiedono grazie e favori per sé o per altri. In Messico si trovano questi strani santuari vegliati da guardiani o sacerdoti particolari.
Queste due figure sono oggi note come Calaca, cioè le maschere dei morti e vengono indossate appunto durante il giorno dei morti.
Maschera del giorno dei morti
Nella cultura messicana gli scheletri fanno paura essendo il simbolo di un avvenuto decesso, un avvenimento triste e luttuoso, ma che però sono legati strettamente alla vita, famiglia e alla gioia.
La Calaca maschera ha lo scopo di cambiare tutto ciò, di eliminare l’elemento di tristezza, della morte stessa. Infatti la maschera viene confezionata tutto l’anno da chiunque voglia avere e usarlo come amuleto o in alcune feste tradizionali.
Si tratta di un potente talismano che allontana la paura della morte, la malignità e l’invidia. Essa si usa specialmente durante la festa: Del dia de los Muortes vale a dire: il giorno dei Morti. Usanza nata con l’occupazione spagnola dove i missionari imposero la religione cristiana accomunando usanze locali, di origini Azteche, con quelle cristiane. Infatti questi teschi e scheletri hanno in comune sia gli ornamenti aztechi che poi i colori
Nei secoli è divenuta una maschera importantissima durate i festeggiamenti dei morti e la cultura originaria ha preso il sopravvento in modo da sottolineare l’importanza di questo potente talismano.
I balli delle calaca
Nella cultura messicana, durante la festa dei morti, ma anche in altre occasioni, si svolgono delle processioni e festeggiamenti con canti e danze festose con teschi colorati e dolci a forma di ossa. La calaca diventa quindi la protagonista. La cosa interessante è che tutti, chiunque voglia partecipare, può farlo con una maschera di calaca che si fanno da soli dove ognuno decide le diverse colorazioni e fantasie.
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Il sacrificio di Calaca
Il teschio la Calaca ha un’usanza ancora più antica di quella che si pensa. Quando arrivarono i missionari spagnoli ci sono state le prime testimonianze scritte. Tuttavia è una pratica che discende dalle credenze religiose del popolo Azteco.
Questa cultura era dedita al sacrificio umano perché credevano che con il sacrificio umano le divinità continuassero a vivere. Il sangue umano scorreva nei fiumi in modo che essa manteneva in vita i loro Dei benevoli in modo da evitare la distruzione dell’Universo.
La morte di coloro che offrivano il loro sangue era quindi necessaria. C’è da dire che alle volte si trattava di sacrifici di componenti scelti delle diverse tribù, altre volte erano prigionieri o stranieri giunti nel loro territorio.
I sacrifici umani erano avvenivano ogni 20 giorni. nel calendario azteco un mese era appunto composto da 20 giorni. Durante il rituale di sacrificio si effettua un rito propiziatorio in modo che il popolo avesse il loro benessere fino al prossimo sacrificio. Per rendere più “piacevole” questo sacrificio e quindi ingraziarsi gli Dei si eseguivano anche canti e balli e poi c’era il rituale finale.
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Il “sacrificato”
Le vittime di questi rituali che oggi troviamo barbaro, erano sempre giovani, uomini e donne. Per un intero anno veniva trattati da Re o Regine. Gli era concesso di tutto poiché essi rappresentavano la divinità in terra. Ottimo cibo, divertimenti, preghiere, servi e perfino amanti di tutti i generi. Qualsiasi desiderio avessero veniva esaudito. Queste vittime vestivano come il Dio al quale veniva offerto, abiti sontuosi e gioielli.
Il giorno del sacrificio il popolo chiedeva, a queste divinità in terra, di sacrificarsi per gli uomini e ciò avveniva in modo festoso.
Non è chiaro se queste vittime erano pienamente a conoscenza di quale fosse il loro destino. Come abbiamo accennato alcuni di loro potevano essere scelti direttamente all’interno della propria tribù, ma poi non assistevano al rituale di chi li precedeva. Altri invece erano prigionieri o “ospiti” giunti dall’esterno, quindi stranieri.
Nel giorno del sacrificio si usavano i teschi e gli scheletri decorati di chi era stato già sacrificato durante l’anno precedente. Occorreva appunto un anno per ripulire le ossa, decorarle e quindi presentarle alle diverse divinità.
Tale pratica terminò con l’imposizione del dominio spagnolo che impedirono di continuare tali rituali barbarici. Però essa è sopravvissuta nelle popolazioni indigine, cambiando il rituale, ma rimanendo con la “calaca maschera”.
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Articolo scritto e pubblicato da Il bosco delle streghe!