Chi sono le moire? La vita, il destino e la morte, mito e curiosità
Le moire sono 3 dee greche tessitrici del destino con l’aspetto di tre donne anziane che abitavano nell’Ade, il regno dei morti.
CHI SONO LE MOIRE?
Chi sono le moire e quali sono i loro nomi? Essendo divinità hanno una vita eterna e sono temute perfino dallo stesso Zeus.
Cloto è la più giovane, vestita di bianco. Lei fila il filo della vita, dalla nascita delle persone e inizia a tessera la trama del loro destino. La seconda moira è Lachesi, la fissatrice della sorte. Colei che assegnava a ogni persona il filo del suo fato, che arrotolava su un fuso man, mano che esso viene tessuto. Atropo, la terza moira, è la fatalità o la morte. Colei che taglia il filo, confusa con la “mietitrice”.
Quest’ultima è la più bassa di tutte ed è la più vecchia vestita di nero. Inesorabile, con estrema freddezza, taglia il filo della vita e la persona muore. Con in una mano le forbici d’oro e nell’altra la bilancia dove pesa i fili tessuti e creati dalle sorelle. In base al peso della bilancia, cioè da dove pende il piatto, lei decideva se la vita dell’uomo era corta o lunga
I fili lunghissimi erano affidati a coloro che dovevano avere una vita longeva e i corti a chi muore precocemente.
Chi sono le moire nella mitologia romana? In realtà esse sono uguali alle 3 Parche romane o meglio il nome “parche” è stato affidato e cambiato nella mitologia romana. Esse avevano lo stesso compito, quello di creare il destino degli uomini.
I colori del filo delle moire
Il filo aveva poi 3 colori, quali nero, bianco e oro. I fili bianchi sono dei giorni felici, cioè i giorni che l’uomo vivrà in lietezza e gioia. I fili nero sono dei giorni bui e infelici. I fili dorati sono quelli del successo e della vita eterna. Per esempio il destino degli eroi antichi era tessuto con i fili d’oro e questo ha concesso loro di rimanere immortali.
In altre citazioni, cercando Chi sono le moire, troviamo una descrizione di fanciulle bellissime che vivevano sull’olimpo. Infine troviamo delle citazioni che affibbiano le moire alla triplice dea Ecate, anch’essa formata da 3 corpi, uno giovane, donna vergine e vecchia che aveva il compito di accompagnare i morti nel regno dell’Ade.
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Il mito delle moire
Chi sono le moire e da dove nascono?
Anche qui, come in tante storie mitologiche che si sommano, confrontano e che vengono confuse dal tempo, vediamo che non c’è molta chiarezza. Alcuni storici e filosofi hanno lasciato scritto che le Moire erano le figlie di Zeus e Temi (prima moglie di Zeus), sorelle delle Ore. Temi era la dea della giustizia divina e dell’ordine, figlia di Urano e Gea.
Le Moire decidevano, al momento della nascita, il destino degli uomini, dei dii e dei semidii. In grado di decidere se lui/lei sarebbe stato un eroe o meno. grazie a loro si garantiva l’ordine dell’universo. Una volta deciso il loro fato nessuno poteva cambiare il loro giudizio, nemmeno gli dei dell’olimpo potevano intervenire.
Solo che questa è una versione “modernizzata”, cioè nata quando la civiltà greca era dominante. Esiste un’altra versione, più antica, che sembra essere la più reale e in ordine su Chi sono le moire!
La verità su Chi sono le moire
Per quanto riguarda Chi sono le moire, la vera storia, che poi ritrova il giusto riscontro con la vita di Zeus e il suo timore verso questi esseri, è quella che esse sono le tre figlie della Notte (Nyx) ed Erebo (inferno).
Dunque sono le sorelle di Temi e non sue figlie. Esse sono superiori, come potere, agli dei dell’Olimpo. Perfino Zeus le temeva e cercava di mantenerle buone. Le moire sono state anche coloro che hanno tessuto il destino di Zeus decidendo che fosse lui il Dio che avrebbe detronizzato Crono (Saturno per i romani).
Il filo d’oro di Zeus, come di tutti gli altri dei immortali, è stato tessuto usando esclusivamente dei fili d’oro e nessuno, nemmeno loro, possono tagliare questo filo. Ciò nonostante, gli stessi dei debbono sottostare al destino che esse decidono per uomini e divinità.
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Curiosità sulle moire
Il mito su chi sono le moire, è antico. Solo che esse fanno parte del libero arbitrio o meglio sono una parte di ordine dell’Universo che non si può cambiare. Esse sono immortali, impossibili da uccidere ed è per questo che si devono tenere buone. Tuttavia c’è chi ha cercato di imbrogliarle per cambiare il destino alle persone care
Apollo fece ubriacare le Moire per salvare il suo amico Admeo, guardiano delle sue greggi, che doveva morire poiché mortale e non immortale. Le Moire gli concessero del tempo a patto che qualcun altro morisse per lui. Admeo si recò dai suoi vecchi genitori per chiedergli in ginocchio di prendere il suo posto, ma i due rifiutarono dicendo che la vita per loro era ancora lunga e felice. Lui si doveva accontentare del tempo che gli era stato concesso.
Altea, sposa del re Eno, madre di Melagro, una settimana dopo la sua nascita, le moire le fecero visita. Una di loro indicò tizzone ardente nel camino e disse: La vita del tuo bambino sarà uguale alla durata di quel legno, quando il tizzone si sarà consumato, tuo figlio morirà.
Appena le moire andarono via la donna strappò il tizzone dal fuoco, lo spense e lo nascose. Melagro, il figlio, crebbe e diventò un uomo, ma la sua condotta non era delle migliori. Arrogante, viziato, cattivo e malvagio. Ciò scontentò Altea che decise di accendere il tizzone. Melagro morì quando esso si consumò e rimase cenere. Questi esempi indicano che la decisione presa dalle Moire è insindacabile.
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Rituale in onore delle moire
Per venerare le Moire, aggraziarsi la loro benevolenza, specialmente in vista di un parto o della nascita di un bambino/a, si costruivano degli altari esposti alle intemperie. Per indicare che il tempo e gli imprevisti sono parte della natura selvaggia e dell’energia dell’universo.
Non avevano templi, ma altarini in fitti boschi di querce. Si eseguivano dei riti dove le persone avevano il capo adornato con ghirlande di fiori. Il motivo è che il fiore, qualsiasi genere, indica la nascita, vita e morte, poiché durano poco.
Durante i riti si offrivano alle Moire acqua limpida, miele e fiori, cercando di placare la loro inflessibilità.
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