Dama bianca – fantasma più visto:vedova, banshee o contessa?
Nella caccia ai fantasmi è possibile incontrarli avendo un contatto diretto, ma occorre fare attenzione a chi si vede o si incontra. Uno dei fantasmi più avvistati è donna e si chiama: la dama bianca.
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Figura presente nel folklore germanico, in Inghilterra, Austria, Italia e in Grecia, ma con tante diversità Iniziamo proprio con la classica figura della dama bianca a cui si associano eventi inspiegabili e infausti. Si ritiene che lei sia un fantasma che ha sempre qualcosa da dire. Avvistata principalmente nei cimiteri, ed è una delle cause principali, in alcuni territori germanici, della chiusura anticipata di questi luoghi. Quest’ultimi chiudono diverse ore prima del tramonto. Mentre in altri territori si consiglia di camminare avendo un amuleto di protezione contro questa entità.
Dama bianca: origini
La parola: Dama bianca, indica una tipologia di fantasma e non un unico fantasma. Nel senso che in questo caso si parla di una donna, dalla pelle molto bianca, trasparente, che veste con abiti candidi o comunque che nella sua visione è totalmente di questo colore.
Ci sono poi delle varianti. In Germania essa non ha occhi e non ha bocca. Mentre in Inghilterra ha i capelli che gli ricadono sul viso e sui seni in modo da nasconderla. In Austria la dama bianca cammina con in mano i capelli strappati. Mentre in Italia stringe un rosario. Mentre in islanda e in irlanda essa è una donna piangente in grado di spalancare la bocca in modo deforme nel tentativo di gridare, ma senza riuscirci. Esegue però un pianto disperato. In generale questa “varietà” o razza di fantasma è sempre una donna che cammina per i cimiteri oppure nei luoghi che si congiungono ai cimiteri. Probabilmente è proprio perché c’è ne sono tante, di dame bianche, che è tra i fantasmi più avvistati da sempre.
Inoltre il fantasma della dama bianca, si divide in ulteriori 2 tipologie, vale a dire: vedove oppure le banshee.
Vedova inconsolabile
Oggi si ha una diversa considerazione della morte! Quando noi pensiamo ad una leggenda o a storie del passato, dobbiamo ragionare in modo da immergerci totalmente nell’atmosfera, idea, società dell’epoca in cui era famosa una determinata figura.
Le vedove “onorate”
Pensate che fino al 1980, rimanere vedove, era realmente un dramma. Non solo perché si perdeva l’uomo che si era sposato, padre di figli e compagno di vita, ma perché si veniva classificate come un peso. In caso la donna aveva dei figli grandi, pronti a sostenerla, allora non esistevano problemi. Però se si avevano solo figlie femmine oppure figli piccoli, ecco che la vedova e la prole doveva essere sostentata dalla propria famiglia. Mentre se si veniva “aiutati” dalla famiglia del marito, allora si rischiava di divenire letteralmente schiave della suocera per tutti i servizi necessari in casa oppure nelle fattorie. Infine se si era vedove senza figli? Qui si tornava a carico dei propri genitori, ma con il rischio di: non potersi più sposare poiché la dote, come la verginità, era stata donata ad un altro uomo, cioè al marito defunto.
Facciamo un altro esempio senza andare tanto indietro nel tempo. Nel 1920, rimanere vedova era l’equivalente di: donna disonorata. Vi spieghiamo anche il perché. L’onore femminile si riassumeva in una parola: Verginità! Che si doveva concedere solo dopo il matrimonio al proprio marito. Questa era l’unica cosa che dava valore alla donna. Coloro che perdevano la verginità prima del matrimonio, anche per una violenza, era considerate: donne disonorate! Dunque non potevano essere buone madri e moglie perché, nell’ignoranza dei costumi passati, le qualità della donna dipendevano solo dall’integrità di una membrana, cioè dell’imene che indica la verginità.
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Pensiero sociale antico
Le donne sposate, divenute vedove, erano un gradino più in alto delle donne disonorate senza essere sposate perché appunto loro si sono sposate, ma erano un gradino più basso delle donne sposate con marito vivente. Una vedova poteva risposarsi, ma solo se: aveva una buona dote lasciata dal marito oppure che non era stata sperperata dal primo matrimonio oppure perché era abbastanza giovane e i suoi figli erano forti e vigorosi, da divenire una forza lavoro in campagna o in fattoria. Praticamente le donne vedove potevano risposarsi solo se trovavano un cacciatore di dote oppure se erano in buona salute come un cavallo da tiro.
Ecco come mai divenire vedova era realmente traumatico, pericoloso. Ora che abbiamo visto cosa sono le vedove onorate, vale a dire coloro che potevano contare su qualcuno, parliamo delle vedove sole. Questo è quello che tutti sapevano e non dicevano.
Le vedove sole
Per obbligo di legge, anche in passato, quando una donna si sposava era a carico, come sostentamento, del marito. Tuttavia se l’uomo veniva a mancare, la donna, per legge, doveva sostentarsi da sola. Né i propri genitori e nemmeno i suoceri avevano l’obbligo di dover sostenere lei e i figli. Oggi possiamo dire che una donna che lavora è normale, ma già nel 1980 e ancora prima, era assolutamente un tabù.
Alla fine la scelta di molte vedove, una scelta obbligata, era quella di divenire l’amante di qualcuno o di tutti! In poche parole per sopravvivere o per dare da mangiare ai figli, non era raro che esse si prostituivano per: cibo, abiti o per lavorare. Ecco quest’ultima è stata una condizione che ho ritrovato spesso nelle mie ricerche.
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Testimonianze delle vedove disperate
Vi faccio qualche esempio preso da testimonianze che risalgono al 1909. Una donna per andare “a servizio”, cioè per lavorare come collaboratrice domestica, faceva sesso con il padrone di casa 3 volte al mese. In questo modo poteva conservare il posto di lavoro. Mentre un’altra donna ci racconta che lei lavorava nei campi a turnazione da 4 fratelli tutti, ammogliati, usiamo la stessa parola che abbiamo trovato scritto in questa testimonianza. Riusciva a lavorare tutto l’anno perché il lavoro era diviso in: primavera si seminava, estate e autunno si raccoglieva e in inverno badava agli animali. Tuttavia, almeno due volte al mese, si ritrovava a dover soddisfare i padroni in base a dove trascorreva il mese. In primavera si trovava dall’uomo che si occupava della semina in un determinato terreno? Allora lei si concedeva a lui. Così per tutto l’anno. Infine, tra le tante testimonianze, c’è quella della “perpetua”. Questa vedova, molto giovane, con un bimbo di 2 anni, riuscì a lavorare per il parroco del paese che però, almeno 2 volte al mese, richiedeva alla donna di rimanere di notte.
Ora comprendete quanto poteva essere sconvolgente perdere il proprio marito?
Tale condizione ha portato molte donne a gesti estremi, come: suicidarsi, impazzire, avere crisi isteriche e nervose, lasciarsi morire di inedia oppure di depressione. Fino a soggetti che hanno ucciso anche i propri figli. Ed è da queste storie tragiche che poi sono nate le dame bianche che spesso si aggiravano, da vive, nei cimiteri ricordando i propri mariti o amori persi, per poi non trovare pace nemmeno da morte continuando a piangere e disperarsi.
Dama bianca e Banshee
L’altra tipologia di dama bianca è quello che nel Nord Europa si chiama: banshee. Quest’ultimo è uno spirito leggendario che appartiene alla mitologia celtica. Appare agli uomini poco prima di morire, quando deve lasciare dei messaggi oppure quando porta notizie funeste.
La banshee è una donna con i capelli sciolti che fluttuano al vento ha gli occhi perennemente arrossati dal pianto. Alle volte è possibile udire il suo canto oppure appare avvolta da un velo sul viso o che gli copre la bocca. Purtroppo è una manifestazione funesta poiché ella si presenta agli uomini o donne solo quando stanno per morire oppure causa tempeste scatenando lampi e tuoni, in modo da uccidere. Questa seconda figura si vede sia nei periodi di guerra che in quella di pace. Durante le guerre o le battaglie la banshee tende a girovagare nei campi dove ci sono i morti dando un ultimo conforto ai soldati a terra. C’è addirittura chi gli lascia dei messaggi in modo da recapitarli, in qualche modo, ai cari del morituro. Nei tempi di pace, la banshee si vede presso i: fiumi, pianure, montagne, boschi e foreste. Di notte, al tramonto oppure all’alba.
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Le 3 descrizioni della dama bianca
Chiunque veda una dama bianca deve stare attento al suo aspetto, a quel che lascia, ciò che guarda o ciò che dice. Può sembrare strano, ma possiamo salvarci da un incidente o scampare alla morte, proprio grazie a quello che notiamo nella sua manifestazione. Innanzitutto, la dama bianca, è sempre una donna avvenente, non bellissima, ma piacente di un’età indefinita. Vestono di bianco, hanno i capelli misto tra bianco e nero. Sono sciolti e ricadono sulle spalle. Irradiano nell’oscurità una tenue luce che è in grado di mostrarle per intero.
Ci sono quelle che non hanno occhi e bocca e sono terrorizzanti, ma sono le più benevole, nel senso che lasciano dei messaggi da interpretare che ci possono salvare la vita. Per esempio abbandonano dei fiori sulle tombe, ci indicano una strada che porta ad una determinata tomba. Indagando poi su come sia morte il defunto che occupa quella tomba possiamo avere indizi chiari. Un morto per incidente? Allora è il caso che per i prossimi 3 giorni, non facciamo viaggi o ci facciamo accompagnare. Morte a causa di tumore? Meglio fare dei controlli in modo da poter agire subito.
Mentre le dame bianche complete di occhi e bocca, possono darci altri consigli. In caso piangono a breve avremo un lutto in famiglia. Gli occhi sono rossi, ma non arrossati da pianto immediato? Attenzione ad una malattia che sarà lunga.
Le 3 descrizioni della dama bianca
Iniziamo a descrivere questo spirito o fantasma in base alle storie e agli avvistamenti che ci sono stati.
La prima è: vedova inconsolabile.
Il pianto della dama bianca è infausto! Sentirla piangere è un indizio che indica: lutto! Questo fantasma ci sta avvisando che se non facciamo nulla, nei prossimi giorni, avremmo sicuramente una morte. Ciò può spingerci a fare controlli o a preoccuparci di una persona vicina o ancora notare qualche stranezza e nervosismo in famiglia. Tutte cose a cui si può porre un rimedio
La seconda: la vedova isterica!
In questo caso il fantasma lo vediamo piangere e soprattutto urlare, proprio come urlano le banshee! In questo caso indica: improvvisa disgrazia! Tra le manifestazioni di questo fantasma, l’urlo è quello più pericoloso. Infatti non possiamo prevedere un incidente. Ciò nonostante facciamo attenzione e magari potremmo riuscire a reagire ad un improvviso problema.
La terza e ultima: la vedova che si fa seguire!
La dama bianca potrebbe farsi vedere, aspettarci oppure far cenno di seguirla. In caso le visioni sono più frequenti, quello è un chiaro invito a seguirla. I tragitti possono essere diversi ed è necessario annotare quello che si vede mentre la si segue, cosa guarda, indica o dove si ferma. Attenzione che però è possibile anche che lei ci conduca alla morte! Meglio avere con sé sempre degli amuleti in modo da poter tornare indietro quando qualcosa non vi sembra chiaro.
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Mito della: contessa di Orlamunde
Il mito o la leggenda della dama bianca si è confusa con due creature, la prima vivente e l’altra mitologica.
Secondo molti studiosi di fantasmi, esiste una sola dama bianca, ed è la: contessa Agnese di Orlamunde. Appartenente ad una delle più famose casate reali tedesche. Vissuta nel 1250. La donna era moglie di Ottone III. Invaghita di un altro uomo, tale Alberto di Norimberga, decise di lasciare suo marito per fuggire via. Per amore di Alberto gli promise che lo avrebbe seguito ovunque, senza preoccuparsi della sua vita, posizione sociale e dello scandalo che ne sarebbe derivato.
Tuttavia, Alberto di Norimberga, che non voleva fare nessuno scandalo e si voleva liberare dell’amante oppressiva, gli disse che non potevano fuggire insieme a causa dei figli che lei aveva avuto dal marito. La contessa di Orlamunde, folle di amore, uccise i suoi bambini avvelenandoli poiché era maestra nella conoscenza delle erbe medicinali e di magia naturale. Tant’è che la morte dei figli non sollevò mai alcuna domanda o dubbio.
Lei pensava che non c’erano più ostacoli per il suo amore segreto. Iniziò addirittura a pianificare la fuga, iniziando a dire al marito che, per il sommo dolore della perdita dei figli, i suoi nervi erano scossi e che sarebbe stato meglio, per lei, trascorrere qualche mese in campagna. Il suo amante però, temendo lo scandolo e spaventato dall’ossessione della donna, un giorno sparì nel nulla. Nei giorni avvenire Agnese scoprì che Alberto di Norimberga non aveva solo lei come amante, ma annualmente sceglieva, tra le nobil donne, una signora sposata e ben disposta nei suoi riguardi. Inoltre era un chiacchierone è la loro relazione era sulla bocca di tutti da mesi e mesi. Gli unici a non saperlo erano il marito e gli uomini d’affari soci di quest’ultimo.
Tutte le scuse che Alberto di Norimberga usava, quali: sei la moglie di, madre di figli, contessa e nobildonna, non erano altro che dei rimproveri che convincessero la contessa di Orlamunde a lasciarlo, cosa che non accadde.
L’abbandono dell’amante
In realtà l’uomo si era stancato della sua amante, ossessiva, gelosa e pronta allo scandalo.
Agnese cadde in una profonda depressione, si pentì amaramente di quello che aveva fatto. Annientata dai rimorsi e dal dolore dell’allontanamento decise di fare beneficenza e carità, fondo addirittura un’abazia. Solo che quando il marito venne a scoprire il tutto, poiché c’è sempre un’anima buona che ha la lingua lunga, fece murare viva la moglie al suo interno e la fece morire di fame e di stenti.
Da allora il fantasma della contessa è stato avvistato nell’abazia e a vagare nel suo feudo per giungere nel cimitero vicino pregando le tombe degli uomini sposati nel tentativo di pregare un giorno per l’anima del marito, chiedendogli perdono. Nel corso dei secoli, molti discendenti della sua famiglia, hanno visto la dama bianca, cioè Agnese, il giorno prima di morire. Alcuni sono morti in modo tragico ed altri di vecchiaia. Non si sa chi, ma un santo, ha dichiarato che la dama non troverà mai la pace poiché rimarrà in vita finché il castello della famiglia resterà in piedi, fino all’ultimo mattone.
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Articolo scritto e pubblicato da: IL BOSCO DELLE STREGHE
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