Napoli: maschera di carnevale “Coviello”, chi è? Curiosità e leggenda
Coviello nasce come maschera calabrese, tant’è che nella leggenda originale ritroviamo le sue radici calabre. Però venne adottata, in tutto e per tutto, dalla città di Napoli. Fu nella commedia dell’arte da strada che inizia a farsi notare, specialmente grazie ai burattini e marionette per arrivare poi nei teatri.
Coviello è una “storpiatura” del nome Iacoviello in napoletano ovvero Giacomino o Giacometto.
COVIELLO NON È PULCINELLA
Coviello non ha un costume definito per cui distinguerlo, come Pulcinella o Arlecchino, ma ha diversi costumi e si arricchiscono o impoveriscono a seconda dei ruoli che interpreta. Tra i più usati, con cui riconoscerlo, e quello di avere dei pantaloni attillati e lunghi, allacciati sui fianchi. Indossa un corpetto aderente e una mantella corta. Sul suo viso ha una mezza maschera con un naso molto lungo, guance rosse.
A volte indossa degli occhiali grandi, baffi e pizzetto. In testa ha un cappello con tre lunghe piume, cavigliere con sonagli e in mano un mandolino o un liuto che sa suonare con maestria, incantando il pubblico. Il suo carattere intrigante, capace di coinvolgere con le sue parole e la satira con cui recita alcune opere. Sa essere allusivo e provocare dei doppi sensi. Ha una mente sottile e acuta, abile e agile nel muoversi. Muta spesso di umore.
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Fanfarone o abile spadaccino, i due volti di napoli
Coviello si considera una parte dell’anima della città partenopea. Mentre Pulcinella mostra l’aspetto furbo, servile e “truffaldino”, Coviello invece rappresenta la parte: sbruffone e quella chiacchierone. Insomma è quel personaggio vile che però “si dà delle arie per sembrare quello che non è”.
Questo spiega perché la maschera di Coviello non ha un costume fisso, ma anzi cambia in base alle sue avventure. Può essere un abile spadaccino o un fanfarone che parla e stapparla delle sue imprese, tutte inventate. In realtà ha una vita semplice, padre di famiglia, ruffiano, musicista che si esibisce suonando il mandolino in appassionate serenate cantate sotto il balcone di belle fanciulle. Specializzato nelle ballate napoletane. Coviello è un oste, un avido locandiere, un servo ingenuo e un furbo ladro. Sa essere vanitoso, aggressivo o borioso.
Coviello ebbe un grande successo in Europa e in Francia dove venne fatta conoscere tramite la commedia italiana. Ha riscosso grandi successi e, ad innamorarsi del personaggio, fu il commediografo Moliere. Quest’ultimo lo volle in una sua commedia: Il Borghese Gentiluomo, dove recita nella parte di un valletto, un furbo valletto che vuole sembrare stupido ripetendo parola per parola ciò che il padrone gli ha detto.
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Storia della maschera Coviello
Ambrogio Bonomo fu uno dei primi attori a interpretare la maschera facendola diventare nota. Molti gli attori che nel corso degli anni l’hanno impersonata. Tra i più famosi ritroviamo Salvator Rosa nato a Napoli nel 1615, discendente di una famiglia di artisti, pittori, poeti, musicisti. Dopo i suoi studi, ad un certo punto della sua vita, divenne un attore satirico di successo sotto le sembianze di Pascariello Formica, un ciarlatano, e Coviello Patacca, due maschere napoletane.
L’attore fu costretto a fuggire da Roma per la sua interpretazione satirica e pungente e si rifugiò a Firenze dove continuò a scrivere commedie dedicandosi alla pittura. Molti furono i suoi quadri di successo. La maschera di Coviello, pian, piano venne offuscata dalle più celebri maschere cadendo nell’oblio.
La maschera di Coviello ha molti cognomi, come: Cetrullo, Cetrulli, Ciavala, Gazzo, Gardocchia. Le sue origini più antiche si devono cercare addirittura nell’arte drammatica degli antichi romani, satire sboccate, accompagnate da danze.
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