Priapo: dio dall’enorme Pene – storia, culto e maledizione
Ci ritroviamo nell’antica roma in cui la religione seguiva tante diverse divinità sacre per le loro caratteristiche, comportamenti, valori e per la benevolenza che regalavano a gli uomini. Esistevano tante divinità principali.
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Non tutti sanno che però, nell’antica roma, non esisteva una sola mitologia, ma ne esistevano 2: la nuova e la vecchia. Roma non è stata creata in un giorno. Essa nasce da una popolazione nota come la: prima popolazione italica che si era formata, in piccola comunità, in tutto il territorio italiano.
Qui esisteva una religione composta da divinità naturali che poi, nel corso dei secoli, si sono evolute e cambiate diventando poi quelle che oggi conosciamo come le divinità pagane principali. Proprio in questo periodo ritroviamo, anche se non possiamo datare la sua nascita, Priapo. Questo Dio era, per certi aspetti, grezzo e similare al fauno, ma il suo aspetto era umano.
Solo che aveva una caratteristica unica: un enorme Pene!
Feste falloforie e Priapo
Sia in piena atmosfera dell’antica Roma. Tra i tanti culti e feste dedicate alle divinità, esistevano le feste fallorie che poi, in un secondo tempo, divennero: rituali orgiastici.
Ma cosa sono le feste falloforie? Sono rituali dedicati alle divinità con grandi falli, cioè con grandi peni, che si eseguivano nei giorni tra il 10 agosto fino al 16 agosto. In modo particolare, il 10 agosto, era dedicato a Priapo. Tali festeggiamenti erano anche definite feste del raccolto, dell’abbondanza. Indispensabili per propiziare la fecondità del terreno.
Ovviamente erano caratterizzate da divertimento, scenette che mostravano Priapo in tutto il suo splendore, i suoi insegnamenti ed erano seguiti da rituali orgiastici in cui si dava sfogo ai propri istinti passionali o animali. Una delle città che ha continuato, nel corso dei secoli e della magnificenza del potere e forza romana, a idolatrare e venerare Priapo, senza mai modificare la sua essenza primordiale o iniziale, è la città di Pompei.
In effetti qui ritroviamo la vera natura di 2 divinità primitive: il fauno e Priapo.
La statua di priapo era posta sia nei centri più frequentati della città, come i quartieri del piacere, ma anche e soprattutto nelle campagne, giardini, boschi e templi. La statuetta di priapo, usata in tanti incantesimi e legamenti d’amore, ancora oggi, è usata dalle vergini e dalle novelle spose per chiedere una prima notte d’amore che non fosse dolorosa. Era solito che la sua immagine fosse posta negli ingressi delle abitazioni, su tombe e nelle botteghe, oltre che nei lupanari.
Chi era priapo?
Il dio priapo è figlio di Venere e di un fugace rapporto, extraconiugale della dea, con Bacco. Dea dell’amore e del vino.
A Priapo fu donato il potere della seduzione, passione e forza bruta oltre che altri aspetti grotteschi del sesso, unito però all’amore per la natura, al divertimento e al buon vino. Parliamo di una divinità primitiva della natura, dei boschi e della vegetazione selvaggia dove gli istinti sono tutto. Possiamo dire che è un dio affascinante, ma maledetto.
Il suo aspetto nasce proprio da una maledizione inflitta da Giunone. La dea venne offesa Venere che disse che Era partoriva solo mostri. Affermazione che Venere fece proprio quando era incinta di Bacco.
Ovviamente, queste parole vennero rapportare a Giunone da Vulcano offeso e umiliato dall’ennesimo tradimento di Venere, sua moglie. Era offesa da tali parole maledisse, con un incantesimo, la prossima nascita della dea dell’amore. Per questo, Priapo nacque brutto, ma possente, con genitali sproporzionati. Un pene che superava il metro di lunghezza e con uno spessore oltre 20 centimetri. Il glande era enorme e particolarmente pronunciato.
Tant’è che la stessa Venere, quando lo vide, ne fu letteralmente sconvolta e nulla poterono le sue suppliche e la richiesta di perdono a Giunone. Venere, imbarazzata dalla deformazione oscena del figlio, decise di abbandonarlo. Il neonato venne trovato dal Fauno, dio pastore e protettore dei Boschi. Il Fauno trovò l’aspetto di Priapo divertente e non comprese come mai fosse stato abbandonato ad una morte certa. Il bambino, a differenza di lui e dei satiri, aveva un aspetto del tutto umano, tranne i genitali che erano enormi.
Comprese che era un Dio e decise di prenderlo con sé e crescerlo finché lui non avrebbe avuto l’età di decidere del suo stesso destino.
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Priapo Dio abbondante
Priapo era anche chiamato anche “mons”, cioè: “monte” ad onore delle sue grandi dimensioni. Oppure era chiamato “mencla” che è una forma della parlata volgare e diminutivo di “mentula” che indica il pene maschile.
Da mencla poi deriva la parola: minchia, nel nostro italiano corrente. Non a caso priapo e conosciuto anche come: dio mencla o volgarmente: dio minchia.
Ciò nonostante, Priapo, crebbe ammirato da molti per il suo coraggio, valori e per il suo buon carattere. Questa strana “deformità” venne apprezzata dal popolo e in particolare dalla città di Pompei.
Secondo una citazione mitologica, fu proprio a causa della grande e solida venerazione del popolo di Pompei verso Priapo che Vulcano, sposo e marito di Venere, decise di distruggere la città. Poiché essi veneravano un Dio che rappresentava l’infedeltà coniugale di Venere.
Protettore delle greggi, pesca, pesci, animali selvaggi e punitore di ladri, vandali, devastatori di vegetazione, raccolti e orti. Lui domina l’istinto, la forza sessuale maschile e la fertilità della terra, nello specifico della natura.
La statua di priapo era posta nei giardini, parchi pubblici e nelle campagne, come guardiano contro ladri e non solo. Una delle sue “minacce” o monito verso questi soggetti era scritta ai piedi delle sue statue per avvisare della vendetta del dio.
Esso era solito pronunciare: se rubi in quest’orto ti inculo fino alla settimana costola. Una minaccia che, a nostro dire, spaventa… e non poco.
Oltre a questa scritta esiste anche un’altra citazione, in cui il dio dice: Tu prendi impunemente ciò che è nel mio orto? Io prenderò impunemente ciò che è nel tuo di orto!
L’animale a lui consacrato è l’asino, simbolo di lussuria bestiale e di istinto incontrollabile. Simbolo di buon auspicio.
La terribile punizione di Priapo
Il bosco delle streghe ha intenzione di raccontare la vita di priapo che non è nota perché è un dio primordiale, a cui sono stati danti mille aspetti. Iniziamo… Nonostante venne abbandonato dalla madre, il bambino riuscì a sopravvivere nelle foreste e boschi. Diventando un adolescente molto amato dalle donne.
Proprio le donne del sud d’Italia lo veneravano, molte delle quali si accoppiavano con il dio nelle calde notti di agosto. Festeggiamento della sua nascita. Ciò provocò la gelosia degli uomini poiché il confronto “intimo” era continuo, ma anche per la passione che lui era in grado di accendere nelle fanciulle più belle. Gli uomini decisero di esiliarlo, ma prima lo vollero umiliare. Una notte decisero di farlo bere e ubriacare. A questo punto lo denudarono e gli misero una briglia d’asino che, torniamo a dire, ha alcune somiglianze genitali con il Dio. Priapo vagò per tutta la notte, tra le vie della città, in questo stato, deriso e umiliato.
Al mattino, quando si svegliò, gli venne riferito ciò che era successo. Nonostante non fosse una divinità che viveva insieme agli altri Dei, ma aveva deciso di vivere tra gli uomini, voleva essere comunque rispettato.
A questo punto decise di punire gli uomini e studiò una punizione “ridicola” come ridicolo era stato il motivo del comportamento degli uomini. Loro erano invidiosi dei suoi genitali ed erezioni?
Allora li maledisse con una malattia, nota anche come: malattia di priapo o priapismo, dove si ha un’erezione, involontaria, che dura oltre le 4 ore. Tale condizione avviene in totale assenza di desiderio sessuale. Particolarmente dolorosa, faticosa e non permette la produzione di sperma. In caso il membro viene toccato, si hanno dolori acuti perché pulsa e ciò provoca un tormento atroce che da luogo a spasmi e svenimenti.
Flagello di Priapo
La malattia di priapo divenne un flagello poiché gli uomini perdevano il desiderio, non riposavano la notte e lo sforzo li rendeva debilitati. Il dio decise di studiare questa punizione lanciando un monito, vale a dire:
“Uomini… di questo siete stati invidiosi? Di questo ora soffrite!”
Notiamo che, in questa punizione, il Dio decise di essere osceno, ma con una propria morale: l’invidia esiste ed è umana, ma non può nascere una punizione ridicola sull’invidiato, sei tu che sei invidioso, quindi io ti regalo quello che tu hai invidiato.
Per chiedere perdono, poiché tale malattia si diffuse rapidamente in tutto il sud Italia, ma anche in Grecia, si eseguirono rituali, evocazioni e sacrifici, soprattutto di asini. Le donne supplicavano, ma ciò non bastò. Gli uomini avevano provocato il Dio e quindi essi, almeno una volta al mese, decisero di autoinfliggersi delle gravi pene corporali, come la: flagellazione. Ancora oggi esistono processioni in cui ci sono i famosi “flagellanti” che espiano i loro peccati con specifici atti di lesione auto inflitti. Ciò placò parte dell’ira di Priapo che non eliminò del tutto la malattia, per ricordarsi dell’offesa avuta, ma ne diminuì gli effetti.
Per questo vennero poi edificati templi e giardini in onore del Dio.
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Invidia divina
Ad invidiare Priapo non erano solo uomini, ma gli stessi Dei. Quest’ultimi, parliamo di divinità principali come: Giove, Marte e lo stesso Vulcano, notarono che Priapo era amato dagli uomini.
Amato anche per la sua “caratteristica” degli enormi genitali. A questo punto lo invitarono a vivere con loro, con gli altri Dei, cosa che Priapo non accettò. Amava troppo il regno degli umani, i boschi, e gli stessi uomini che lo prendevano in giro. Divenne quindi un Dio minore (come tante altre divinità primitive).
Però si recava alle feste e riunioni con gli altri Dei. Fu durante una di queste feste che Priapo si ubriacò e tentò di sedurre Vesta, dea del focolare domestico. Rifiutato dalla fanciulla, attese che il banchetto terminasse e tutti si addormentassero. Convinse Vesta a passeggiare nei giardini e provò ad abusare della dea. Quest’ultima venne salvata dal raglio di un asino, un raglio talmente forte che svegliò le altre
Giove intervenne e scaraventò Priapo per chilometri facendolo atterrare ai piedi del Vesuvio, vicino a Pompei, ordinandogli di rimanere per sempre tra gli uomini. Noi di Il bosco delle streghe però abbiamo un’altra versione, scoperta tra citazioni mitologiche romane.
Gli Dei accettarono Priapo come divinità minore, ma per il suo aspetto, troppo imbarazzante e anche per il “vizio” di Priapo di camminare nudo, non era bene accetto ai banchetti divini. Il Dio curioso assunse le sembianze di un asino. L’animale si avvicinò al luogo del banchetto e passeggiava tranquillo lì vicino. Vesta fu attratta dalla mansuetudine dell’asino e iniziò a seguirlo. Giunti in un punto appartato, la forza bestiale di priapo scatenò un raglio talmente forte da svegliare le altre divinità. Mentre tentava di abusare di Vesta e fu per questo che venne poi scoperto da Giove.
Lotide dormiva, Priapo… No
Il dio priapo era solito cacciarsi in qualche guaio e vogliamo ricordare ciò che avvenne con la ninfa Lotide.
Questa ninfa era stata già insidiata da Apollo, che lei rifiutò. Una ninfa bellissima e responsabile. Un giorno, suo padre gli diede in custodia il suo gregge da controllare durante il pascolo nella foresta. Mentre controllava le pecore, la bella ninfa, si addormentò su delle rocce. Venne notata da priapo che si avvicinò furtivo, senza svegliarla. Il dio le alzò le vesti e iniziò a fare l’amore con lei.
Purtroppo per lui sopraggiunse il padre di Lotide che vedendo la scena riuscì a fermare priapo picchiandolo sulla schiena e sulla testa con un bastone, riuscendo poi a darsi alla fuga. La ninfa si giustificò con il genitore dichiarando che non si era accorta del dio poiché era profondamente addormentata.
Lo ringraziò di averla salvata, ma gli chiese di poter tornare al pascolo nei giorni avvenire.
Personalmente l’interpretazione che io posso dare è che è piuttosto difficile non rendersi conto di Priapo, dio dal grande Pene, famoso per le proporzioni enormi del suo pene. Essere addormentata è una giustificazione alquanto assurda.
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Curiosità sul dio “minchia”
Come accennato, Priapo, era noto anche con il nome di: dio mencla o dio minchia! Oggi questo termine viene usato come una parolaccia, ma il suo significato è diverso.
Gli antichi romani la usava come evocazione del dio priapo. Si usava dire: Mencla durante i culti o feste fallorie, prima di un rapporto intimo, la prima notte di nozze e perfino quando si litigava. Le motivazioni erano diverse.
Pronunciare mencla prima di un atto intimo era un’evocazione per dire: Priapo donami il tuo vigore. Mentre durante una lite, era per dire: priapo dammi la tua forza o dammi il tuo coraggio.
Dunque ogni volta che si pronuncia “mencla” in realtà si evoca priapo. Tale termine era comune tra il popolo più povero o volgare e divenne quindi una parola di uso comune.
Guarda il VIDEO per intero sul nostro canale youtube di “Il bosco delle streghe”, eccoti il link: https://www.youtube.com/watch?v=EJlBWyF4B38
Articolo scritto e pubblicato da: IL BOSCO DELLE STREGHE
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