Sedna: Dea del Mare nella Mitologia Inuit, nativi americani
Sedna è una delle figure più affascinanti e complesse della mitologia Inuit, popolazione indigena delle regioni artiche del Nord America, Alaska, Canada settentrionale e Groenlandia.
Conosciuta anche con i nomi di Sanna, Nuliajuk, Nerrivik, Arnakuagsak e soprannominata “la signora delle profondità” o “quella lontano in basso”, Sedna è la dea del mare e protettrice di tutti gli animali marini. La sua leggenda è intrisa di mistero, potere e vendetta, rendendola una figura centrale nel pantheon delle divinità dei nativi americani.
CHI È SEDNA?
Sedna è venerata come la custode del mare e degli animali che lo abitano. Gli Inuit, termine che significa “uomini” nella loro lingua, dipendono fortemente dalle risorse marine per la loro sopravvivenza, e quindi il culto di Sedna è essenziale per garantire la prosperità della comunità. Sedna può scatenare tempeste furiose se è arrabbiata, manifestando il suo rancore verso gli uomini attraverso tuoni e fulmini. È anche la guardiana del mondo degli spiriti dei defunti, che vivono negli inferi sotto terra e nelle profondità marine.
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Mito della dea del mare
Sedna è spesso raffigurata come una sirena, con la parte superiore del corpo di una donna e la parte inferiore di un pesce. Le sue mani sono mutilate, con le dita mozzate, simbolo della sua tragica trasformazione. In alcune rappresentazioni, appare come una foca con il volto umano, ulteriore testimonianza del suo legame indissolubile con il mare e le creature che lo abitano.
Le storie su Sedna sono molteplici, ma una delle più popolari racconta di una giovane e bella ragazza con lunghi capelli neri, amata e protetta dal padre. Molti pretendenti la corteggiavano, ma lei li rifiutò tutti. Arrabbiato, il padre le impose di sposare un cane, un’unione che, secondo alcune credenze, diede origine alle diverse razze umane.
Successivamente, Sedna fu ingannata da uno spirito mascherato da uomo, che la portò su un’isola desolata con false promesse di felicità. Lì, rivelò la sua vera natura di spirito di procellaria nera, un uccello marino. Sedna, sola e affamata, cominciò a rimpiangere la sua vita precedente. Il padre, preoccupato per la mancanza di notizie, andò a cercarla e lei lo convinse a riportarla a casa. Durante il viaggio di ritorno, lo spirito della procellaria scatenò una tempesta furiosa. Per salvarsi, il padre scaraventò Sedna in mare, ma lei si aggrappò disperatamente alla canoa. In un atto di estremo egoismo, il padre le tagliò le dita con un colpo di remo. Le dita mozzate si trasformarono in tutte le creature marine come foche, trichechi e balene, mentre Sedna sprofondò negli abissi, stabilendosi in una grotta sottomarina.
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Culto di sedna e pratiche rituali
Sedna è una divinità temuta e rispettata. Gli Inuit la invocano soprattutto durante la caccia e la pesca, sperando nella sua benevolenza per garantire abbondanti prede. Offese alla dea possono portare a gravi carestie e disastri naturali. In segno di ringraziamento e per placare la sua ira, i cacciatori versano acqua dolce nella bocca delle foche catturate. Gli sciamani, che sono gli unici mediatori tra gli uomini e gli spiriti, svolgono rituali per calmare Sedna, spesso pettinando i suoi lunghi capelli, un compito che lei non può più svolgere da sola a causa delle sue dita mozzate. Durante questi rituali, gettano in mare le punte degli arpioni e i coltelli usati per cacciare, come offerta per la dea.
Connessione fondamentale
Sedna non è solo una figura centrale nella mitologia Inuit, ma rappresenta anche un punto di connessione tra le credenze dei nativi americani in generale. La sua storia e il suo culto riflettono la profonda interazione e rispetto che queste culture hanno per la natura e i suoi cicli. La leggenda di Sedna, con la sua combinazione di bellezza, tragedia e potere, offre un potente simbolo della lotta per l’equilibrio e la sopravvivenza in un ambiente ostile.
La sua leggenda, ricca di elementi drammatici e simbolici e custode degli animali marini, Sedna incarna la forza e la fragilità della natura, richiamando l’attenzione sulla necessità di rispettare e proteggere l’ambiente per garantire la sopravvivenza e il benessere delle comunità umane.
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Articolo scritto e pubblicato da e sul Il bosco delle streghe